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Come ci siamo liberate, un capo alla volta, del dress code

Una rivoluzione silenziosa nel modo di vestire
Foto di Sumaid pal Singh Bakshi 

Quando lo stile seguiva le regole (e basta)

Fino a pochi anni fa, ogni occasione aveva il suo look preciso.

Lavoro, cerimonie, tempo libero, persino l’aeroporto. La moda ci diceva cosa indossare, e noi ci adattavamo.


Il dress code era un sistema rigido, spesso scollegato dal nostro corpo, dai nostri bisogni reali, soprattutto dopo i 40 anni, quando la fisicità femminile cambia in modo imprevedibile per gli effetti della menopausa.


Ricordiamo tutte quei tailleur troppo stretti per la giornata in ufficio o i tacchi alti messi “perché così si fa”. Lo stile era piuttosto incatenato, era una sequenza di aspettative da rispettare.

Il grande spartiacque: il lockdown

Poi è arrivato il 2020. Il mondo si è fermato, e con lui anche i nostri guardaroba.


All’improvviso, la distinzione tra “vestiti da casa” e “vestiti da fuori” è diventata sfocata.
Molte di noi con lo smartworking hanno scoperto una nuova priorità: sentirsi bene nei propri abiti, anche se si trattava solo di un leggings e una felpa.


Il cambiamento è stato silenzioso, ma profondo.


Abbiamo cominciato a capire che il comfort non è pigrizia, ma attenzione a sé, ad ascoltare davvero le proprie esigenze.

Da lì in poi, il desiderio di uno stile più autentico ha preso piede.

Lavorare da casa per molte è diventato parte della routine lavorativa
Getty Images

Il comfort diventa stile (e non solo comodità)

Quello che prima veniva relegato al casual Friday o al weekend è diventato la nuova normalità.


Ma attenzione: non si tratta solo di tute e sneakers.


Parliamo di comfort intelligente, di capi che rispettano i nostri movimenti, che non costringono.
Abiti destrutturati, materiali che respirano, tagli morbidi ma decisi.

È nato un nuovo linguaggio del corpo, più fluido e accogliente, che si esprime anche attraverso quello che indossiamo. Uno stile libero che mette al centro la persona, non il dress code.

Sneakers: il simbolo della libertà e di un nuovo dress code

Pensiamo alle scarpe: un tempo c’era una regola non scritta, ma molto chiara.


Le sneakers erano per i ragazzi o per la palestra. Nessuna le avrebbe mai indossate in ufficio, a un evento, o con un abito elegante.


Ora? Beh, le vediamo sotto abiti lunghi, completi sartoriali, tailleur, gonne di ogni genere.
Non è solo una tendenza passeggera: è un simbolo di ribellione gentile, di una moda che ha finalmente ascoltato i bisogni reali.


La sneaker è comoda, versatile, inclusiva. È la scarpa che accompagna, non impone. È la risposta concreta a chi vuole essere libera, elegante e presente a sé stessa anche camminando a lungo, anche nelle giornate più piene.


E la moda l'ha accolta con entusiasmo, ridisegnando stili, abbinamenti e proporzioni in funzione di questi modelli che oggi sono protagonisti, non comprimari.


Nel guardaroba delle donne dai 5 agli 85 anni, la sneaker ha trovato casa.


E non se ne andrà tanto facilmente, perché ha conquistato il posto che merita: quello della compagna fidata, bella e pratica.

Minimalismo consapevole: estetica e benessere

In parallelo, è cresciuta anche un’altra esigenza profonda: vestirsi meglio ma con meno capi.


Non si tratta solo di risparmiare spazio nell’armadio, ma di guadagnare chiarezza mentale, identità e benessere. Non servono mille capi se ne hai dieci che funzionano sempre, in ogni occasione.


Il minimalismo non è solo un’estetica pulita e ordinata: è un modo di pensare, una filosofia che semplifica il quotidiano.
È una scelta etica, perché limita lo spreco. È una scelta pratica, perché ti fa risparmiare tempo ogni mattina.


È una scelta visiva, perché rende tutto più armonico.
Ti permette di costruire il tuo stile con pochi elementi che raccontano molto, in modo coerente e personale.


E più impari a ridurre, a lasciar andare il superfluo, più ti senti libera, leggera e centrata.

Meno capi significa anche chiarezza mentale
Foto di Priscilla Du Preez 

Il foundational dressing e il ritorno all’essenziale

Qui entra in gioco un concetto che amo particolarmente: il foundational dressing.


Si tratta di costruire il guardaroba intorno a pochi capi fondamentali, versatili e combinabili tra loro.


Capisaldi del nostro stile, che si adattano a mille contesti senza bisogno di sovrastrutture.
Un pantalone morbido, una camicia destrutturata, un cappotto che dura nel tempo.


Forme che respirano, tessuti tattili, palette neutre.
Questo è lo stile libero che ci meritiamo: sobrio, intelligente, gentile.

Il cambiamento che arriva da dentro

Il modo in cui ci vestiamo dice molto del nostro stato d’animo. Abbiamo smesso di “uniformarci” e iniziato a scegliere.


Ogni giorno, anche quando sembriamo non pensarci, decidiamo:

– voglio sentirmi a mio agio
– voglio che i miei abiti non siano un travestimento
– voglio esprimermi, non nascondermi


Questo è il vero cuore del nuovo stile libero:
una scelta che prende forma nei tessuti, nei colori, nei volumi. 

Cosa ci portiamo nel futuro?

Guardando avanti, difficilmente torneremo indietro.

Non ci vestiremo più “per dovere”, per aderire a un codice imposto o a uno standard distante da noi.


Porteremo con noi la leggerezza conquistata, la consapevolezza del corpo che cambia, la scelta di un modo di vestire che semplifica anche la mente.


E se ogni tanto avremo voglia di giocare con un look più costruito, lo faremo per piacere, non per obbligo.

La base resterà sempre il comfort: solido, affidabile, nostro alleato quotidiano. Perché ci ha insegnato che si può essere eleganti senza dolore, stilose senza fatica, presenti a sé stesse senza finzioni.


È un nuovo modo di abitare il proprio stile. E anche un po’ la propria libertà.

Anche tu hai vissuto questo cambiamento nel tuo modo di vestire? Hai notato come le tue scelte siano diventate più libere, più autentiche, forse anche più comode?


Raccontamelo: mi piacerebbe sapere quali abiti hai lasciato andare e quali, invece, ti fanno sentire davvero te stessa ogni giorno.


Oppure vieni a trovarmi di persona: nella collezione che porto con me troverai proprio questo spirito – un guardaroba essenziale, costruito sul comfort reale, sulla qualità che si sente addosso e su una semplicità che non rinuncia allo stile.


Ti aspetto nel mio spazio dedicato al comfort minimal chic, dove ogni capo è pensato per accompagnarti con leggerezza e autenticità.

La scarpolina scalza

Annarita Rivasi

Mi chiamo Annarita, la scarpolina scalza.
Ho creato questo spazio per chi, come me, desidera vestirsi con rispetto, leggerezza e verità.
Dopo i 40 il corpo cambia, il tempo si fa più prezioso, e lo stile diventa un linguaggio profondo.


Per questo seleziono e racconto personalmente ogni capo e ogni scarpa: perché il comfort può (e deve) essere bellezza.


Cammino ogni giorno verso una moda più essenziale, gentile e consapevole.
Se anche tu senti il bisogno di respirare, semplificare e trovare uno stile che ti rappresenti davvero… sei nel posto giusto.

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